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A Babbo Natale preferiamo te

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Spoiler: questa è una storia di vicessitudini imprenditoriali. Con un lieto fine… a condizione che l’eroe o l’eroina protagonista si metta in discussione e sia dispostə a correre il rischio di essere felice. Oltre ogni stereotipo, oltre ogni idea virus, oltre ogni convinzione auto-limitante.

Parliamo quindi di un atto di fede?

Sì. Ma non di religione. Parliamo di credere in noi stessə, come imprenditrici, imprenditori o manager.
Soprattutto se quello che quello che ci ha portato fin qui non funziona più come prima, se non riusciamo ad ottenere i risultati che speravamo di raggiungere e se i nostri utili non sono all’altezza dell’Impegno e degli investimenti che facciamo ogni giorno insieme alle nostre risorse umane. 

E se siamo dispostə ad ammettere  che le nostre difficoltà non dipendono dalle condizioni del mercato, dal Governo, da Equitalia, da un socio, dalla famiglia o dalle renne di babbo natale. E se siamo quindi dispostə ad assumercene la responsabilità.

Regola N.3: Sii Causativə

Già, direte voi, e le prime due regole? …per quelle vi rimandiamo alla lettura de I Nuovi Condottieri, il best seller di Paolo Ruggeri. Ma intanto questa è fondamentale per diventare persone di grande leadership: la causatività è l’abilità di sentirsi l’unica persona incaricata di qualcosa e, quindi, l’unica responsabile, di una collaboratrice e del suo operato, o di una situazione.
Assumere la causatività come stile di vita, all’inizio – credeteci, lo sappiamo bene – sembra una cosa da  matti e può essere difficile accettarlo. Ma quando lo si comprende, lo si accoglie, ci si allena e diventa naturale, gli effetti a cascata sono meravigliosi: per la propria energia vitale, per il rapporto con collaboratori e collaboratrici, per l’effetto specchio che ha sulle persone che guidiamo, sui rapporti fra loro e per tutto il clima e la funzionalità del sistema azienda nel suo complesso.
Faticoso? Sì. Necessario? Anche, se non fondamentale. Perché un’azienda causativa farà la differenza sul mercato, battendo fluidamente anche aziende più grandi e strutturate.

Qual è l’altro ingrediente che distingue un’azienda di successo dalle altre?

L’allegria! Ci credeste?Brian Tracy, un’autorità mondiale nello sviluppo e nella crescita personale, ha scritto: «Negli affari e nella leadership le crisi sono inevitabili. Se ti impegni nella vita e nel lavoro, ti capiterà regolarmente di entrare e uscire dalla crisi.

 La tua abilità di reagire in modo efficace a un fallimento o a una crisi è il vero indicatore della tua leadership, il tuo vero test». Verissimo. E’ anche vero che ogni crisi esige un dazio emotivo. E a furia di pagare dazi emotivi è possibile perdere completamente l’allegria; più la si perde, più non si riesce a risolvere le crisi e si diventa persone che le crisi le creano (1)
E’ quindi indispensabile che impariamo a difendere da subito i nostri asset principali: il nostro buon umore e la nostra carica positiva. E’ vitale perché il nostro umore contagia tutta l’azienda e un’azienda allegra produce meglio e di più di un’azienda triste o piena di persone scontrose, tristi o conflittuali.

E un’altra cosa, non trascurabile: le nostre capacità percettive e creative declinano col declinare delle nostre emozioni!

Ci succede continuamente: quando siamo arrabbiatə, risentitə o agitati, vediamo il bicchiere mezzo vuoto, tendiamo a concentrarci su errori e difetti delle nostre persone e così facendo è facile che li rafforziamo anche.

Ma ricorda: l’innovazione, i collaboratori e le collaboratrici migliori, il successo ed il mondo appartengono alle persone allegre (2)

Ne parlavamo anche nell’articolo della scorsa settimana, riguardo al recuperare l’entusiasmo del nostro sogno imprenditoriale per illuminare l’azienda. Ora, non ti chiediamo di vestirti da Babbo Natale e girare per i corridoi al ritmo di Ho Ho Ho… ma di tirar fuori la parte migliore di te e lasciarla vivere.

Ne ha bisogno la tua azienda, la tua famiglia e anche l’Universo.

(1) I Nuovi Condottieri, Paolo Ruggeri, pag,62
(2) I Nuovi Condottieri, Paolo Ruggeri, pag,72

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